Country: Italy 🇮🇹
Gloria Romoli
toscana di nascita, si avvicina alla fotografia all'età di tredici anni entrando per la prima volta in camera oscura per effettuare la sua prima stampa di un soggetto architettonico. Una passione, quella per l'Architettura, nata sin da piccola seguendo il padre responsabile di cantieri in corso d'opera.
Si iscrive successivamente all'Istituto d'arte di Spoleto dove frequenta la sezione di Fotografia artistica.
A sedici anni il padre le regala la sua prima macchina fotografica, una Nikon Fm. con cui comincia la ricerca di una sua visione.
Terminati gli studi superiori si iscrive all'Università nella Facoltà di Architettura di Firenze dove, tra l'altro, sviluppa sperimentazioni sulle restituzioni grafiche nel corso di Fotogrammetria tenuto dal prof. Ugo Saccardi. La fotografia diventa così uno strumento finalizzato alle sue diverse ricerche in ambito architettonico e di lettura del paesaggio.
Nel 1994 inizia ad esercitare come architetto tra Firenze e l'Umbria e gli impegni della professione la allontanano sempre di più da quella ricerca di “fotografia artistica” tanto amata e perseguita fin dal tempo degli studi all'Istituto d'arte spoletino.
Dal 1996, contemporaneamente alla professione di architetto, assume la docenza di fotografia e ripresa cinematografica al Liceo artistico di Porta Romana di Firenze ma la professione di architetto è determinante e l'attività fotografica diventa quasi esclusivamente finalizzata alla didattica.
Nel 2007 un periodo particolarmente difficile la costringe a diminuire drasticamente i propri impegni nella professione di architetto;
riprende così, durante una lunga convalescenza, la macchina fotografica e l'attività in camera oscura per “raccontare” e “raccontarsi” fuori da finalità didattiche o strettamente professionali ma mettendo a frutto comunque negli scatti fotografici la sua “visione” del paesaggio architettonico, della poesia dei corpi o nell'enigma di un volto.
"Ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare."
-Daniel Pennac-
toscana di nascita, si avvicina alla fotografia all'età di tredici anni entrando per la prima volta in camera oscura per effettuare la sua prima stampa di un soggetto architettonico. Una passione, quella per l'Architettura, nata sin da piccola seguendo il padre responsabile di cantieri in corso d'opera.
Si iscrive successivamente all'Istituto d'arte di Spoleto dove frequenta la sezione di Fotografia artistica.
A sedici anni il padre le regala la sua prima macchina fotografica, una Nikon Fm. con cui comincia la ricerca di una sua visione.
Terminati gli studi superiori si iscrive all'Università nella Facoltà di Architettura di Firenze dove, tra l'altro, sviluppa sperimentazioni sulle restituzioni grafiche nel corso di Fotogrammetria tenuto dal prof. Ugo Saccardi. La fotografia diventa così uno strumento finalizzato alle sue diverse ricerche in ambito architettonico e di lettura del paesaggio.
Nel 1994 inizia ad esercitare come architetto tra Firenze e l'Umbria e gli impegni della professione la allontanano sempre di più da quella ricerca di “fotografia artistica” tanto amata e perseguita fin dal tempo degli studi all'Istituto d'arte spoletino.
Dal 1996, contemporaneamente alla professione di architetto, assume la docenza di fotografia e ripresa cinematografica al Liceo artistico di Porta Romana di Firenze ma la professione di architetto è determinante e l'attività fotografica diventa quasi esclusivamente finalizzata alla didattica.
Nel 2007 un periodo particolarmente difficile la costringe a diminuire drasticamente i propri impegni nella professione di architetto;
riprende così, durante una lunga convalescenza, la macchina fotografica e l'attività in camera oscura per “raccontare” e “raccontarsi” fuori da finalità didattiche o strettamente professionali ma mettendo a frutto comunque negli scatti fotografici la sua “visione” del paesaggio architettonico, della poesia dei corpi o nell'enigma di un volto.
"Ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare."
-Daniel Pennac-